sabato 24 settembre 2016

Storia, preghiera, novena a San Raffaele Arcangelo

Patrono: Ammalati, ciechi, viaggiatori, fidanzamento.

Il Arcangelo Raffaele è il Angelo della guarigione. Il nome Raffaele vuol dire "medicina di Dio" o "Dio guarisce" e si contrappone al significato del nome del diavolo Asmodeo: "colui che fa perire". Raffaele è nel Libro di Tobia. Egli è stato la guida ed il difensore del giovane Tobia, inviato da Dio nel viaggio. Raffaele ha datto a Tobia un felice matrimonio con la giovane Sara e la guarigione della stessa dai tormenti del demônio Asmodeo e del padre di Tobia dalla cecità. Al termine della sua missione, prima di lasciarli per tornare al cielo, egli si rivela comme "uno dei sette spiriti che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore". Si può leggere la bella storia di Tobi, Raffaelle, Tobia e Sara raccontata nel libro di Tobia della Bibbia ed in questa Novena. 

Novena a San Raffaele Archangelo:

Primo giorno: (Tobia 1, 3-4. 2, 1-10. 14. 3, 2) Tobi è cieco: “Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine. Mi trovavo ancora al mio paese, la terra d'Israele, ed ero ancora giovane, quando la tribù del mio antenato Nèftali abbandonò la casa di Davide e si staccò da Gerusalemme, la sola città fra tutte le tribù d'Israele scelta per i sacrifici. In essa era stato edificato il tempio, dove abita Dio, ed era stato consacrato per tutte le generazioni future. Sotto il regno di Assarhaddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia della moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: ‘Figlio mio, va', e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni’. Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: ‘Padre!’ Gli risposi: ‘Ebbene, figlio mio’. ‘Padre - riprese - uno della nostra gente è stato strangolato e gettato nella piazza, dove ancora si trova». Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l'uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza, ricordando le parole del profeta Amos su Betel: ‘Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento’. E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. I miei vicini mi deridevano dicendo: ‘Non ha più paura! Proprio per questo motivo è già stato ricercato per essere ucciso. È dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti’. Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c'era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmachi, più mi si oscuravano gli occhi per le macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni fui cieco e ne soffersero tutti i miei fratelli. Achikar, nei due anni che precedettero la sua partenza per l'Elimaide, provvide al mio sostentamento. Allora per tutta risposta mi disse: ‘Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto!’ Con l'animo affranto dal dolore, sospirai e piansi. Poi presi a dire questa preghiera di lamento: ‘Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. Ora, Signore, ricordati di me e guardami.’”

Preghiera a San Raffaele Arcangelo: (Per tutti ogni giorni) "Glorioso San Raffaele Arcangelo, Angelo della guarigione e del amore divino, tu sei guarito Tobi di cecità, guarisci anche le nostre malattie del corpo e dell'anima. Guarisci i nostri cuori e nostre ferite. Portaci il balsamo della misericordia di Dio. Aiuta i ospedali, medici, infermieri e coloro che si prendono cura dei malati. Daici nuovi farmaci per la guarigione e il sollievo delle malattie. Proteggi il mondo contro le pestilenze ed epidemie. Tu hai aiutato il giovane Tobia durante il viaggio. Proteggi tutti i viaggiatori e missionari. Tu hai aiutato Sara nel suo impegno. Aiuta i nostri matrimoni, corteggiamento e fidanzamento. Protegga le nostre famiglie contro la divisione, l'adulterio, la discordia, e la mancanza di amore. Intercedi per la grazia che ho bisogno e per questo mallato... (fare la richiesta). Amen."

Ogni giorno di questa Novena, pregare Padre Nostro, Ave Maria e Gloria.

Secondo giorno: (Tobia 3, 7-10, 16-17) La sofferenza di Sara, Raguele ed Edna: “Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: ‘Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto godere. Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia’. In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l'intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: ‘Che non abbiano ad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare il Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più insulti nella mia vita.’ In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio. A dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera.”  

Terzo giorno: (Tobia 4, 1-2, 21-23, 5, 4-17). Tobia incontra l'Angelo Raffaele: “Tobi ha detto: ‘Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo.’ Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l'angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio. Gli disse: ‘Di dove sei, o Giovane?’ Rispose: ‘Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro.’ Riprese Tobia: ‘Conosci la strada per andare nella Media?’ Gli disse: ‘Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura.’ E Tobia a lui: ‘Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salário.’ Gli rispose: ‘Ecco, ti attendo; soltanto non tardare’. Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: ‘Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti.’ Gli rispose: ‘Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio.’ Tobia uscì a chiamarlo: ‘Quel giovane, mio padre ti chiama.’ Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l'altro gli disse: ‘Possa tu avere molta gioia!’ Tobi rispose: ‘Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo.’ Gli rispose: ‘Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!’ E Tobi: ‘Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io ti pagherò, fratello!’ Rispose: ‘Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade’. Tobi a lui: ‘Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello’. Ed egli: ‘Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?’ L'altro gli disse: ‘Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome’. Rispose: ‘Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli’. Gli disse allora: ‘Sii benvenuto e in buona salute, o fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me. Non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente. Tu sei di buona radice: sii benvenuto!’ Continuò: ‘Ti dò una dramma al giorno, oltre quello che occorre a te e a mio figlio insieme. Fa' dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora di più.’ Gli disse: ‘Farò il viaggio con lui. Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura’. Tobi gli disse: ‘Sia con te la benedizione, o fratello!’ Si rivolse poi al figlio e gli disse: ‘Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi. Il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!’”  

Quarto giorno: (Tobia 6, 1-9) Raffaele in viaggio con Tobia: “Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì e s'avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand'ecco un grosso pesce balzò dall'acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l'angelo gli disse: ‘Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire.’ Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l'angelo: ‘Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato. Mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti.’ Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato. Arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l'altra parte la mise in serbo dopo averla salata. Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media. Allora il ragazzo rivolse all'angelo questa domanda: ‘Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?’. Gli rispose: ‘Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna. Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine. Si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono.’”

Quinto giorno: (Tobia 6, 10-19) Raffaele guida Tobia a Sara: “'Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, quando Raffaele disse al ragazzo: ‘Fratello Tobia!’ Gli rispose: ‘Eccomi’. Riprese: ‘Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara e all'infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona. Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua.’ Allora Tobia rispose a Raffaele: ‘Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti. Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l'unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l'angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire.’ Ma Raffaele gli disse: ‘Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie. Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei. Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall'eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero.’ Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l'amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei.”

Sesto giorno: (Tobia 8, 1-21) Raffaele libera Sara del diavolo: “Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto. Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell'incenso. L'odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell'alto Egitto. Raffaele vi si recò all'istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi. Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: ‘Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza.’ Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: ‘Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d'intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia.’ E dissero insieme: ‘Amen, amen!’ Poi dormirono per tutta la notte. Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una fossa. Diceva infatti: ‘Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di scherno e di ribrezzo.’ Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguele tornò in casa; chiamò la moglie e le disse: ‘Manda in camera una delle serve a vedere se è vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia.’ Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e aprirono la porta; essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo. La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo nulla di male. Benedissero allora il Dio del cielo: ‘Tu sei benedetto, o Dio, con ogni pura benedizione. Ti benedicano per tutti i secoli! Tu sei benedetto, perché mi hai rallegrato e non è avvenuto ciò che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia. Tu sei benedetto, perché hai avuto compassione dei due figli unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza e falli giungere fino al termine della loro vita in mezzo alla gioia e alla grazia’. Allora ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facesse giorno. Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò a prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni. Li fece macellare e cominciarono così a preparare il banchetto. Poi chiamò Tobia e sotto giuramento gli disse: ‘Per quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterai l'anima già tanto afflitta di mia figlia. Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie saremo morti, anche l'altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna è tua madre. Noi apparteniamo a te come a questa tua sorella da ora per sempre. Coraggio, figlio!’”

Settimo giorno: (Tobia 11, 1-20) Raffaele guarisce Tobi: “Quando furono nei pressi di Caserin, di fronte a Ninive, disse Raffaele: ‘Tu sai in quale condizione abbiamo lasciato tuo padre. Corriamo avanti, prima di tua moglie, e prepariamo la casa, mentre gli altri vengono.’ Allora s'incamminarono tutti e due insieme. Poi Raffaele gli disse: ‘Prendi in mano il fiele.’ Il cane li seguiva. Anna intanto sedeva a scrutare la strada per la quale era partito il figlio. Le parve di vederlo venire e disse al padre di lui: ‘Ecco viene tuo figlio con l'uomo che l'accompagnava.’ Raffaele disse a Tobia prima di avvicinarsi al padre: ‘Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce.' Anna corse avanti e si gettò al collo del figlio dicendogli: ‘Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!’ E pianse. Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: ‘Coraggio, padre!’ Spalmò il farmaco che operò come un morso, poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: ‘Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!’ E aggiunse: ‘Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Benedetto il suo grande nome su di noi e benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito ma poi ha avuto pietà ed ecco, ora io contemplo mio figlio Tobia.’ Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con quanta voce aveva. Poi Tobia informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che aveva riportato, di Sara figlia di Raguele, che aveva presa in moglie e che stava venendo e che si trovava ormai vicina, alla porta di Ninive. Allora Tobi uscì verso la porta di Ninive incontro alla sposa di lui, lieto e benedicendo Dio. Quando la gente di Ninive lo vide passare e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo conducesse per mano, fu presa da meraviglia; Tobi proclamava davanti a loro che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi. Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobia, e la benedisse: ‘Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, perché ti ha condotta da noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobia e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa che è tua in buona salute e benedizione e gioia. Entra, o figlia!’ In quel giorno ci fu una grande festa per tutti i Giudei di Ninive e Achikar e Nadab suoi cugini vennero a congratularsi con Tobi. E si festeggiarono le nozze di Tobia con gioia per sette giorni.”  

Ottavo giorno: (Tobia 12, 1-10) Consigli dell'Angelo Raffaele: “Quando furon terminate le feste nuziali, Tobi chiamò il figlio Tobia e gli disse: ‘Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcosa d'altro alla somma pattuita.’ Gli disse Tobia: ‘Padre, quanto potrò dargli come salario? Anche se gli lasciassi la metà dei beni che egli ha portati con me, io non ci perderei. Egli mi ha condotto sano e salvo, mi ha guarito la moglie, è andato a prendere per me il denaro e infine ha guarito te! Quanto posso ancora dargli come salario?’ Tobi rispose: ‘È giusto ch'egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportati.’ Fece dunque venire l'angelo e gli disse: ‘Prendi come tuo salario la metà di tutti i beni che tu hai portati e va' in pace’. Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: ‘Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo. È bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro. L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina godranno lunga vita. Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia sono nemici della propria vita.’”

Nono giorno: (Tobia 12, 11-21) Raffaele si rivela come Angelo mandato da Dio: “Raffaele ha detto: ‘Io vi voglio manifestare tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è cosa gloriosa rivelare le opere di Dio. Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a curare la sepoltura di quel morto, allora io sono stato inviato per provare la tua fede, ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore.’ Allora furono riempiti di terrore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. Ma l'angelo disse loro: ‘Non temete; la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio. Lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute’. E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l'angelo di Dio.”

Apparizioni nel mondo: San Raffaele Arcangelo è il protettore della città di Cordoba, Spagna. Egli è apparso più volte ai padre Roelas nell'anno 1578. La città era in fase di grave epidemia e molte persone sono morte. Il 7 maggio, San Rafael apparve e disse: "Giuro per Gesù Crocifisso, io sono Rafael Angel che Dio ha messo il custode della città." Dopo di che, le persone non muoiono più a causa della peste. Nel 1575, è stato scoperto molte reliquie di martiri nella Basilica inferiore di San Pietro. Essi sono stati raggruppati in una fossa comune. San Rafael apparve al sacerdote Roelas e ha detto che erano di martiri cristiani. Nel 1583, durante il Concilio di Toledo, è stato dimostrato che erano davvero autentico.